lunedì 1 febbraio 2016

Malattie sessualmente trasmesse


 





 


Questo  articolo non ha finalità scientifiche, ma soltanto divulgative per tale motivo  alcuni particolari clinici e microbiologici  sono volutamente omessi allo scopo di rendere la lettura più agevole  e fornire un’idea di massima delle problematiche connesse agli aspetti della sessualità e della riproduzione.


Un tempo note con l’aggettivo veneree rappresentano un’emergenza mondiale in termini di diffusione e di pericolosità clinica. Hanno dei pesanti risvolti  sul vissuto sociale ed emotivo di milioni di  persone nel mondo, e comportano un  dispiego  di enormi  risorse economiche per  la loro individuazione e trattamento .
Sono  malattie che si diffondono con i rapporti sessuali, e come tali, spesso legate a momenti in cui le difese intrapsichiche collegate alla paura del contagio  sono per così dire attenuate, inducendo a volte a comportamenti imprudenti.
Le MST  riconoscono una ventina di agenti patogeni  e numerosi quadri clinici
Alcune di esse hanno la caratteristica di avere un lungo periodo di incubazione prima della  manifestazione clinica e spesso sono asintomatiche all’inizio, o presentano pochi sintomi.
Questo fa si che il soggetto infetto  possa diventare inconsapevolmente  una importante fonte di contagio.
Per avere un’idea delle dimensioni del problema i dati della Organizzazione mondiale della sanità riportano circa 340 milioni di nuovi casi /anno, in Europa è stimata una incidenza di 47 milioni di nuovi casi/anno. In Italia l’incidenza stimata è di 4.000 nuovi casi/anno.
I dati relativi all’Italia sono parziali in quanto per molte patologie sessualmente trasmesse non esiste l’obbligo di denuncia ai competenti uffici sanitari. Per tale motivo dal 1991, è operativa una rete di sorveglianza costituita da laboratori  di microbiologia, e istituti clinici, allo scopo di registrare e monitorare i dati epidemiologici di tali malattie.
Il dato di grande rilievo, è costituito dal fatto che dal 2005 al 2013, si è avuto un incremento di circa il 31% rispetto al periodo dal 1991 al 2004.
In ordine di frequenza l’infezione da clamidia è al primo posto, colpisce prevalentemente le donne in una fascia di età compresa tra 15 e 24 anni.
Al secondo posto troviamo la gonorrea, che colpisce soprattutto i maschi con un rapporto di 3 a 1 .
Al terzo posto si posiziona l’infezione da treponema pallidum, altrimenti nota come sifilide, con una incidenza quadrupla nell’uomo rispetto alla donna.
Per semplicità espositiva possiamo suddividere le malattie sessualmente trasmesse in batteriche, virali, micotiche, parassitarie.
A loro volta le infezioni batteriche sono suddivisibili in gonococciche e non gonococciche.
Passiamo in rassegna i quadri clinici di più frequente riscontro.
Come si accennava in precedenza i quadri clinici  delle infezioni sessualmente trasmissibili,
sono molteplici. L’elemento che li accomuna è tuttavia la presenza di una sintomatologia più o meno marcata a carico delle mucose genitali, che sono il bersaglio e allo stesso tempo in alcuni casi il serbatoio di un agente patogeno.
 
Vaginosi batteriche
Tra le affezioni  di più comune riscontro troviamo cosiddette vaginosi batteriche. Esse sono sostenute da germi come la gardnerella vaginalis, haemofilus vaginalis, micoplasma o altri germi quali lo streptococco, l’enterococco. I sintomi caratteristici sono rappresentati da una secrezione vaginale giallastra, maleodorante, associata a infiammazione, arrossamento e prurito delle mucose.
Tale affezione può nell’uomo determinare una uretrite e secondariamente una infezione delle vie di escrezione degli spermatozoi, epididimo, deferente, vescicole seminali e prostata.
Altre e più gravi forme di vaginite sono quelle sostenute dal diplococco neisseria gonorrhoeae.
 Si tratta di un batterio con la caratteristica forma doppia, a chicco di caffè. Si localizza prevalentemente nell’uretra, sia maschile che femminile, provocando una forte infiammazione delle mucose, con la produzione di un materiale purulento che fuoriesce abbondantentemente.
Dall’ iniziale sede uretrale, il germe può diffondersi verso le porzioni più alte dell’apparato genitale, complicando il quadro clinico dell’infezione iniziale. Nell’uomo, è frequente riscontrare di quadri di uretrite gonococcica complicati da  epididimite, orchite e prostatite acuta. Nella donna, la risalita lungo le vie genitali può comportare una infezione delle tube, (malattia infiammatoria pelvica)  e dei tessuti pelvici circostanti, fino ai quadri più gravi di ascesso pelvico.
Naturalmente questi quadri si osservano in quei casi in cui la diagnosi non viene posta tempestivamente, non viene instaurata una adeguata terapia antibiotica, e come quando  spesso accade il soggetto colpito è immunodepresso.
Altri agenti patogeni di frequente riscontro nelle mucose genitali sono il micoplasma homini e l’ureoplasma urealiticum, entrambi appartengono alla famiglia delle mycoplasmataceae, sono delle cellule molto piccole con la peculiarità di essere sprovvisti di una vera e propria parete cellulare.
Entrambi , spesso sono presenti , come ospiti abituali delle mucose genitali, in una condizione di equilibrio con gli altri germi presenti. Quando si realizza l’infezione, si manifestano i sintomi che peraltro sono comuni ad altri agenti patogeni: arrossamenti, bruciori, secrezioni vaginali o ureterali.
Non bisogna trascurare il fatto che le infezioni da mycoplasma e ureoplasma sono state messe in relazione con gravi  patologie in gravidanza ad es. aborti ripetuti, infezioni del tessuto placentare, rottura prematura delle membrane.
Tra le infezioni di frequente riscontro specie nel sesso femminile, va menzionata la clamidia.
Si tratta di un germe che colpisce la fascia di età in età riproduttiva  con un incidenza di circa il 25% della popolazione.
Il decorso dell’infezione  è insidioso, in quanto i sintomi di una infezione da clamidia nella donna sono molto modesti, in alcuni casi si limitano ad una dolenzia in regione pelvica, accompagnata da modico rialzo febbrile,  ( sintomo spesso assente). La clamidia ha una predilezione per gli epiteli delle vie genitali. Una volta penetrata nell’organismo, attraverso il contatto sessuale, si diffonde nelle porzioni più alte dell’apparato genitale, colonizzando il rivestimento interno delle tube, l’epitelio endotubarico. Ciò provoca  una alterazione  consistente alla delicata struttura micro ciliare  del tessuto tubarico, provocandone un danno funzionale. E’ su questa base che si spiega il grosso impatto dell’infezione da clamidia sull’infertilità.
Quando l’infezione da clamidia si estende alla pelvi il quadro clinico si complica, l’infiammazione degli organi pelvici, (utero, ovaie , tube, intestino), provoca la formazione di aderenze tra un organo e l’altro, con delle distorsioni molto marcate dell’anatomia dell’apparato riproduttivo, e le ovvie conseguenze in termini di infertilità.
Nell’uomo l’infezione da clamidia decorre per lo più asintomatica,(in alcuni casi sono presenti sintomi di tipo uretritico) e questo spiega perché il contagio avviene con facilità.
Da ultimo, non possiamo trascurare l’importanza di malattie legate ad agenti patogeni“classici”.
Tra queste, la  sifilide agente etiologico il treponema pallidum
 e tubercolosi, due malattie che fino a un ventennio addietro erano in forte calo, registrano adesso un impressionante aumento di incidenza, e ciò è spiegabile in rapporto ai flussi migratori che si sono realizzati in questo arco di tempo.
Bisogna tuttavia sottolineare il fatto che entrambe le malattie, prima ancora che sul piano riproduttivo, impattano in misura significativa sulle condizioni cliniche del paziente. I danni che vengono riportati in termini di alterazione o distorsione dell’apparato riproduttivo, sia maschile che femminile, sono di solito espressione di una fase avanzata della malattia.
Altro grosso capitolo delle infezioni sessualmente trasmissibili è rappresentato dalle infezioni virali.Anche in questo caso la lunga latenza tra l’ingresso del virus nell’organismo e la prima manifestazione clinica : la sieroconconversione agli anticorpi specifici rende i soggetti dei potenziali inconsapevoli diffusori della malattia.
E’ questo il caso dell’ AIDS causata da un virus denominato HIV di una infezione virale tristemente famosa che dagli  anni 80 in poi ha mietuto nel mondo oltre 30 milioni di vittime e  contagiato circa 60 milioni di individui.In Italia circa 1700 persone sono decedute a causa di una infezione da HIV , e questo deve far riflettere sulla pericolosità di alcuni comportamenti sessuali per così dire “disinvolti” specie da parte dei più giovani.
Meno temibile, ma altrettanto diffuso è il contagio da herpes virus  I e II Meglio conosciuti come herpes labiale e genitale. Le due varianti del virus colpiscono una grandissima fetta della popolazione mondiale, specie il tipo I il virus responsabile dell’Herpes labiale ha una diffusione pressoché ubiquitaria, ognuno di noi ha sperimentato almeno una volta nella vita quella fastidiosa vescicoletta, che insorge nella regione labiale. Il motivo per cui in alcuni individui la lesione virale si manifesta periodicamente, è che non si tratta di reinfezioni, ma più semplicemente di virulentazione, del virus che è diventato ospite definitivo dei cellule del tessuto connettivo perilabiale, in soggetti che hanno un sistema immunitario depresso.
Anche le lesioni genitali causate dall’ herpes virus II, hanno le stesse caratteristiche di quelle provocate dal herpes I, e specie in fase ulcerativa, quando la vescicoletta si rompe e lascia libero il suo contenuto sieroso, la probabilità di contagio è massima.
Com’è noto, essendo delle infezioni virali, non rispondono alle classiche terapie antibiotiche. Solo alcuni farmaci , i cosiddetti ,antivirali,(zovirax etc.) se usati in una fase precocissima della manifestazione clinica ne attenuano i sintomi e l’evoluzione.
Per concludere, il messaggio che si ritiene sia di fondamentale importanza, è quello di non sottovalutare i sintomi collegati alla sfera genitale, adottare scrupolosamente tutte le misure atte a prevenire l’eventuale contagio da parte di partners occasionali, o da partners  di cui si conosce lo stato di malattia. Prendere le adeguate precauzioni diventa così un atto di responsabilità verso sé stessi e verso la collettività. Infatti solo una diagnosi precoce una adeguata terapia, e l’adozione di comportamenti responsabili riducono i rischi di una serie di patologie che possono influire pesantemente sul benessere psicofisico e riproduttivo dell’individuo