mercoledì 9 settembre 2015

Social freezing .... una storia ” agghiacciante"




è l’ultima frontiera della tecnologia riproduttiva, forse l’ultima follia, dopo  maternità surrogate,  uteri in affitto  e gravidanze “geriatriche”.
Sei un donna in carriera, una gravidanza sarebbe altamente pregiudizievole per il raggiungimento degli obiettivi che ti sei preposta, non hai ancora trovato il partner giusto ?  presto fatto, una bella stimolazione ormonale, un prelievo ovocitario in un centro di fecondazione assistita, giù gli ovociti nel freezer et voilà il gioco è fatto.
Adesso puoi pensare serenamente alla tua carriera, non subire  i ricatti  le discriminazioni connesse al “problema “ gravidanza, cercare il compagno ideale che sarà il padre dei tuoi figli.
Alcune grandi aziende cominciano a proporre, anzi a coprire le spese per le loro dipendenti che decidono di congelare gli ovociti, rimandando la gravidanza.
Detta così non sembra una cosa così assurda, ma esaminiamo con calma i veri risvolti umani , medici, psicologici e sociali che questa tecnica reca in sè.
Milioni di anni di evoluzione hanno selezionato una specie in cui la femmina ha una finestra riproduttiva molto ristretta rispetto ad altre specie animali.
Siamo una specie a bassa fertilità, se la compariamo a quella degli altri mammiferi.
E’ il prezzo altissimo che paghiamo allo straordinario incremento volumetrico del nostro cervello   rispetto alle atre specie. La femmina della specie umana partorisce un figlio per volta, massimo due , eccezionalmente tre, e le cure parentali che sono dovute ai cuccioli di uomo sono lunghe ed estenuanti. Un vero processo di automomia del cucciolo di uomo non si realizza compiutamente prima dei 5 - 6 anni.
Sotto un profilo di osservazione darwiniano i fatti sono questi.
E’ sotto il profilo sociale che le contraddizioni cominciano a farsi evidenti.
Nonostante un lungo processo di evoluzione culturale , la consapevolezza di un diritto a pari opportunità rispetto all’uomo, la conquista difficoltosa di una credibilità sociale delle donne, al di fuori del ruolo di madri generatrici e allevatrici di figli, frutto di oltre un secolo di lotte del movimento femminista, si scontra con la realtà quotidiana e con il ricatto morale, spesso generato anche nella famiglia di origine : prima la famiglia poi tutto il resto. Fino a mezzo secolo fa questo suonava politicamente corretto. Oggi una donna che vuole lavorare , fare carriera, essere competitiva con colleghi dell’altro sesso, deve per forza scendere a compromessi, niente figli o se decide di farlo lo fa facendo una fatica che  in confronto quelle proverbiali di Ercole erano una passeggiata di salute.
E la tecnologia che ci sta a fare, viviamo nel mondo della globalizzazione, della condivisione universale  dei dati personali anche quelli più intimi. Viviamo una sorta di onnipotenza mediatica. Se una  rockstar fa una gravidanza  a 57 anni e pubblica le foto  del bebè sul suo profilo social, posso farlo anch’io. Una idiozia o un comportamento al limite dalla patologia psichiatrica trova nella sua stessa universale diffusione una immediata leggittimazione sociale e culturale.
Passeremo in breve dal social freezing dei propri ovociti all’ egg sharing, prospetttiva ancora più sconvolgente.
L’idea folle è quella di costituire una immensa banca di ovociti, cui ogni “correntista” può versare o prelevare oovociti alla bisogna.
Sono fermamente convinto della assoluta parità dei sessi , anzi  è dimostrato  che in molti  settori le donne sono molto più capaci degli uomini.  Penso che le donne abbiano il diritto di perseguire con successo gli obiettivi che più desiderano, ma non è così che si risolve il problema.
Le conquiste sociali per la parità di genere hanno fatto fare un salto gigantesto all’universo femminile, dimentichiamo un piccolo particolare: natura non facit saltus.
Come addetto  ai lavori ho ben presente la morbilità di una gravidanza cronologicamente forzata.
Le donne non devono rinunciare alle loro prerogative, ma le battaglie sulla parità di genere vanno spostate e ampliate , per forzare le agenzie governative a mettere in campo risorse ingenti nella tutela della progetto genitoriale delle donne, che scaturisca  seguendo le tracce di un istinto biologico e l’imperativo  una affettività sana  e incondizionata

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